UNA POMPEI TRA I GHIACCI

ANSA – OJMJAKON 04/04/2017
Silenzio. Solo silenzio e buio. E 809 macabre statue di carne e ghiaccio.
Questo è quello che è rimasto di Ojmjakon, un caratteristico villaggio della Siberia Orientale, conosciuto finora come uno dei più freddi del pianeta. Da ora anche come una nuova Pompei, sommersa non dal fuoco ma dalla neve.
Nessuna calamità naturale, né tantomeno alcun attentato o tragico incidente. Gli abitanti si sono letteralmente lasciati morire nella notte illuminata dall’aurora.
I loro volti erano rivolti verso il cielo, alcuni ad indicare ciò che li ha portati ad andare oltre la ragione e oltre l’istinto di sopravvivenza, altri ad osservare abbracciati quel qualcosa di meraviglioso. Almeno è ciò che è propenso a credere chiunque abbia potuto vedere quei visi: “inquietante, intenso, profondo, vero”, con questi aggettivi i primi soccorritori giunti sul posto hanno tentato di descrivere il sorriso che illuminava ognuna delle 809 vittime. Come se, in quell’ultimo incomprensibile ed assurdo atto, stessero assaporando una felicità infinita.
Ed è quello che in fondo speriamo tutti, anche solo per rendere meno alienante il senso di impotenza di fronte a una tragedia così terrificante, che va oltre qualsiasi umana comprensione.

DOVE

Roma

CONTATTI

Cristina Picuti – Manuel Battista
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